Nelle stanze di Isabella

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto”

Per alcune persone che ho avuto modo di conoscere il massimo dello sforzo culturale a cui si può arrivare è andare ad una mostra, se si è fortunati c’è tanto da vedere e poco da leggere. Lasciamo stare i libri.

Ma è davvero così?

Prendiamo un quadro, non uno qualsiasi, certo

Andrea Mantegna, Minerva scaccia i Vizi dal giardino della Virtù, o Il Trionfo delle Virtù, tempera su tela.

Bello bei colori, bella cornice, disegnato bene. Basta?

Non direi. Cominciamo con le figure, con la protagonista, Minerva, entra in armatura ed un elegante panneggio sui toni del giallo, lancia e scudo a scacciare gli ospiti indesiderati dal proprio dominio.

Minerva simboleggia l’intelletto, fonte delle doti morali, e quindi non può accettare la presenza dei vizi intorno a lei. E allora via, scateniamo la furia e fuori tutti, prima i cupidi, sensali dell’amore carnale, e poi Accidia (od Ozio), priva di braccia, trascinata (e quindi condotta, evocata) da Inerzia, un essere scimmiesco, l’Odio portatore dei Semi del Male, Venere e il Centauro simboli della Lussuria, un satiro dal volto leonino a simboleggiare la Lascivia. Ma il gruppo migliore è sulla destra della tela, dove l’Avarizia dai seni rinsecchiti perché non allenati a nutrire (spesso la Misericordia è rappresentata da una giovane donna che allatta un vecchio in carcere), aiutata dall’Ingratitudine trasportano il corpo obeso e debosciato della Crassa Ignoranza.

Nel cielo, a creare una sinergia tra antico pensare e nuovo pensiero religioso cristiano, in una mandorla divina appaiono Giustizia, Fortezza e Temperanza, mentre un piccolo cartiglio ricorda la Prudenza, le Virtù cardinali che nel cattolicesimo riguardano la sfera umana e determinano i canoni da rispettare per la vita Santa, quasi in un ideale passaggio di testimone da Minerva al nuovo Testamento, dall’antico al moderno.

Poi sulla sinistra un albero dal volto e fattezze femminili rappresenta Dafne nella sua trasformazione in albero di alloro, come madre di tutte le virtù.

Adesso vi basta? Non credo, si dibatte ancora sul significato di altri simboli, le rocce incombenti, le innumerevoli figurine che appaiono nella scena, i volti ben visibili nelle nuvole, troppo facilmente ascrivibili agli dei dei venti, ma con significati più nascosti.

Certo non è una lezione quella che volevo fare, solo una riflessione nata dalla mia esperienza e passione, l’arte ti stimola ad andare oltre, a superare il primo strato, citando dal Piccolo Principe “L’essenziale è invisibile agli occhi”, per cui di fronte al prossimo quadro alla prossima mostra, provate ad andare oltre,

E Isabella, cosa c’entra?

Beh, Isabella era la proprietaria e con Ferrara il legame era forte, di sangue. Isabella è Isabella d’Este, sorella di Alfonso e sposa di Francesco Gonzaga, e quindi Marchesa di Mantova, signora di spicco del Rinascimento, donna dal polso forte, colta ed amante delle arti.

Per il suo studiolo tra i vari capolavori esposti aveva anche questo quadro, con il suo omologo, il Parnaso, ora entrambi al Louvre per una storia che parte dai Gonzaga di Nevers, passa per il cardinale  Richelieu e arriva al patrimonio statale francese.

A Mantova c’era già ritornato anni fa, adesso è venuto a Ferrara a suggellare, se ce ne fosse bisogno, il legame tra le due corti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.