Norcia

Nel 2012 ero in uno dei miei diversi tour in Umbria, terra che amo per vari motivi, intrisa di storia e di spiritualità, terra di sapori e colori. In quell’anno per la prima volto ero stato a Norcia, in una giornata grigia per molto tempo, freddina e non adatta a suscitare entusiasmo. Eppure sembrava fluire lo spirito di Benedetto, il San Benedetto patrono di un Europa disastrata come la sua terra natale ora, il Benedetto dell’Ora et Labora, Mi ricordo una città tranquilla, da percorrere a piedi, molto spirituale, con del buon cibo per nutrire il corpo e rendere più disponibile l’anima. caciotte e salami, famosi al punto da inventare una professione, il norcino, appunto. oco distante la piana di Castelluccio nei mesi primaverili si colorava di una tavolozza di colori per la fioritura dei fiori che popolano i prati adagiati sui morbidi pendii. Ora il sisma ha cancellato città e paesi, strade e piazze, il colore è sostituito dal grigio della polvere e dai volti pallidi sformati dal dolore della perdita.

Me lo ha ricordato un’operazione di riorganizzazione delle mie foto che stavo facendo, e mi è apparsa davanti la chiesa e la statua del santo. Che differenza con le pietre rotolate e ammassate che la terra ha riportato al suolo dal cielo.

San Benedetto e i suoi conventi un tempo salvarono la cultura classica durante gli anni bui,tutta la cultura greca e latina è giunta a noi per il lavoro lento e mirabile della mano dei monaci, chini sulle pergamene a miniare mirabili capolettere, a copiare i testi antichi che la barbarie seguita alla caduta dell’Impero Romano d’Oriente rischiava di farci perdere per sempre.

Se non bastasse il lutto e la tragedia di aver perso un tetto, un focolare, ancora di più è nostro dovere rendere il favore a lui e ai suoi conterranei, in questi giorni bui del dolore.

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