5 (di 20) ragioni per Caravaggio a Milano

Fino al 28 gennaio a Milano, in Palazzo Reale, è allestita la mostra “Dentro Caravaggio”, in cui sono riuniti insieme 20 capolavori del maestro milanese del ‘600. Perché andarla a vedere?

1. Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1602.

E’ la prima ragione, anche perché è il primo quadro che si incontra alla mostra. E’ una tela famosa, famosissima, che diventerà prototipo di tutte le successive rappresentazioni della vicenda veterotestamentaria, in primis quelle di Artemisia Gentileschi.

La scena è impostata sul violento contrasto della testa separata dal corpo di Oloferne, con il suo fortissimo schizzo di sangue, ed il distacco nell’espressione del volto della giovane ebrea. E il fulcro è lo schizzo di sangue, che Caravaggio impara a rappresentare assistendo alle esecuzioni dello Stato Pontificio, forse anche la decapitazione della giovane Beatrice Cenci, colpevole dell’omicidio del padre. Un fiotto di sangue presagio del fiotto dell’arteria femorale di Ranuccio Tommasoni, che Caravaggio infilzò durante una lite riguardo Fillide Melandroni, la cortigiana che posò come modella per Giuditta (ma non solo) e da cui iniziò la fuga che portò alla morte del pittore sulle spiagge di Porto Ercole dopo una lunga odissea, e che lo ascrisse alla fama di artista maledetto.

E’ uno schizzo che ti spinge a spostarti, ma che ti lascia una traccia indelebile sulla coscienza.

2. Riposo durante la fuga in Egitto, 1597

Una delle opere giovanili di Caravaggio, dipinta già a Roma.

Un’opera che illustra bene quello che il quadro vuole rappresentare, un momento di pace durante la frettolosa fuga della famiglia di Betlemme dalla violenza di Erode. Tutto è simbolico, tutto parla di grazia, l’angelo che regge uno strumento ad arco con cui esegue dal Cantico dei Cantici “Quam pulchra es” riferito alla purezza ed al ruolo di Maria, una Maria in posa di protezione-adorazione del figlio, madre di Dio, ma qui madre affettuosa del piccolo Gesù, stanco bambino bisognoso d’affetto.

E ancora il paesaggio sullo sfondo, l’agnello presagio della fine della vita di Gesù, supremo sacrificio per la salvezza dell’uomo, tutto parla della Grazia.

Un quadro più volte ripensato da Caravaggio, come emerge dalle indagini scientifiche, per trovare l’equilibrio corretto delle figure per rendere vivo l’episodio evangelico, anche se di un vangelo apocrifo.

E la Madonna sembra sia un’altra cortigiana, Anna Bianchini detta la Rossa, anche lei più volte modella del pittore.

Quanta pace in confronto alla violenta decollazione di Oloferne, quanta bellezza nelle ali dal preciso piumaggio dell’angelo. Se la il sangue ti bagnava la coscienza, qui ali e musica ti portano in cielo.

3. Marta e Maria Maddalena, 1598

Ancora una scena evangelica, questa più suggerita che presente nei testi sacri. E’ il momento della conversione di Maria Maddalena, identificata nella Maria dell’episodio biblico di Luca. Marta sulla sinistra sta convincendo Maria ad abbandonare la futilità della sua vita dissoluta (qualcuno identifica Maria Maddalena con l’adultera dell’altro famoso passo biblico).

Questa futilità è rappresentata dal ricchissimo abito, dagli oggetti di toelettatura sul tavolo e, soprattutto, dal bellissimo specchio in cui Caravaggio mirabilmente fa riflettere la luce di una finestra che dà a tutta la scena una luce speciale, quella della conversione.

La vanitas presente in questa scena, rappresentata dagli oggetti fatti risplendere dalla luce, Luce che cambierà il mondo, esalta la pietas di noi ammiratori del dipinto, pietas per la nostra umile funzione di fruitori dell’opera sublime che  Caravaggio  concepì e realizzò, dando espressione al suo talento e alla sua passione per quel Vangelo degli ultimi che spesso permeò le opere.

Un’ultima curiosità: il quadro riunisce le due modelle delle opere precedenti, Anna la rossa sulla sinistra,ad interpretare Marta e Fillade “nei suoi abiti di lavoro” sulla destra.

4. Madonna di Loreto (Madonna dei Pellegrini) 1604

Questo è il quadro che immaginavo mi avrebbe colpito di più ed è stato il quadro che mi ha più emozionato e che mi è piaciuto di più in assoluto.

MI è piaciuto per il contrasto bellissimo tra la serena immagine della Madonna con il bambino e l’ardente attesa della grazia che scaturisce dalla visione del bambino espressa dai volti dei due pellegrini in adorazione.

Mi è piaciuto per l’assoluta e serena bellezza della Madonna, Caravaggio prese a modello Maddalena Antognietti, Lena, altra cortigiana di cui fu follemente innamorato, e guardandola si capisce.

Mi è piaciuto per le dimensioni e la composizione, essendo una pala d’altare si sviluppa in verticale e segue i dettami post Concilio di Trento alla perfezione, negando ogni forma di ostentazione e di sottinteso, ma realizzando l’interazione perfetta tra il mostrare il proprio figlio, un po’ gelosamente, della Vergine, qui poco Santa e tanto Madre (ma ogni donna è santa nell’essere madre), e la stanchezza dei pellegrini, espressa dai piedi sporchi che scandalizzarono nobiltà e borghesia romana dell’epoca, ma non il popolo che in quella polvere ritrovava la propria fatica.

Mi è piaciuto, mi è piaciuto tanto, mi è piaciuta quella Madonna che esprime la propria santità solo con la sottile aureola e con le punte delle dita dei piedi che sfiorano la soglia, quasi ad illustrare la discesa dal cielo sulla terra, mi è piaciuta quella donna bellissima che tiene stretta tra le sua braccia il bellissimo bambino, forse proprio il suo.

5. Sacra Famiglia con san Giovannino 1602

Uno dei meno noti tra i quadri di Caravaggio, o almeno a me, ma uno dei più belli per la naturalezza dei gesti dei protagonisti.

Gesù che si abbraccia al collo della madre, ma stando dritto in piedi, forte del suo essere divino, Giovanni che si protende verso il cugino e Giuseppe che lo ferma proteggendo il figlio che ha preso in carico con amore e responsabilità.

Più tranquilla Maria, che sa che non è Giovanni il problema del figlio, anzi, ci guarda ricordandoci cosa dovrà succedere a questo bambino ora forte, sano e sereno (ma anche un po’ corrucciato, il sapere tutto non ti può lasciare del tutto tranquillo).

E’ una bella scena famigliare, non necessariamente divina, molto domestica, che non piacque molto, troppo “diversa” dal solito Caravaggio, troppo influenzata da Annibale Carraci con il quale sta lavorando a Roma in Santa Maria del Popolo.

Un quadro bellissimo, di collezione privata , in prestito al Metropolitan Museum of Art di New York , quindi non facilmente fruibile, a buon intenditore …

Un’ultima nota, abbiamo iniziato con Fillide, ci lasciamo con lei.

 

Il perché del titolo: ne ho scelti 5, ma tutti e 20 sono capolavori che lasciano un segno nello spirito, che meritano di rubarne un pezzo e portarcelo via con noi nel cuore (tutto intero e materialmente sarebbe meglio, ma no, non si può).

E per i 5 non posso non  ringraziare Giacomo Cecchin  e il suo blog, Mantovastoria a cui spudoratamente mi sono ispirato.

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