VII – Il Satiro e il Passeggero – Jean de La Fontaine

Senza tappeto, tavola e divano, in fondo a una selvatica grotta si trasse un Satiro a desinar colla scodella in mano. Accanto i figli e la diletta moglie sul musco anche sedevano e lieti masticavano. Semplicità l’appetito non toglie. Colto dall’acqua come il Ciel la manda, un Passegger ospizio cercò nell’antro, e subito fu invitato a gustar della vivanda. La cortesia tornò molto gradita all’uom, che freddo ed umido, per riscaldarsi l’unghie col fiato si soffiò sopra le dita. E quando fu servito il desinare, ancor sopra ci soffia. Meravigliato il Satiro gli dimandò: – Che giova ora il soffiare? – Soffiando, come ho fatto, scaldo in pria le dita, e quindi soffio per raffreddar il liquido -. Disse il Satiro allor: – Caro, va’ via, a me sembra una cosa assai barocca, e tolga il Ciel ch’io voglia dormir con un che soffia il caldo e il freddo dalla stessa bocca -.

Non ci si deve fidare di uomini ambigui, che con lo stesso strumento ottengono il caldo ed il freddo. In pratica, si tratta di doppiogiochisti, o comunque di falsi e, spesso, dalle azioni contraddittorie.

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