X. L’Orso e il Giardiniere – Jean de La Fontaine


Un Orsacchiotto assai mal pettinato, selvatico cresceva in fondo a un bosco, solo, nascosto, sempre torvo e fosco, in collera col fato. Novel Bellerofonte, l’umor nero s’univa a una tremenda ipocondria, perché solo la buona compagnia tien ilare il pensiero. Un bel parlar non vale un bel tacere, sta scritto, ma bisogna discrezione, ed in quel bosco un uomo, un can barbone non si facea vedere. Per quant’Orso, e per quanto Orso testardo, passava giorni orribilmente bui. Non lontan s’annoiava in un con lui un vecchierel gagliardo,
che amava un suo giardin, i fiori, il sole, prete di Flora e prete di Pomona, ma non vedea passare una persona da far quattro parole. Le piante e i fior non parlano al di fuori di questo libro che per voi trascrivo.
Desiderando un dì vedere un vivo lasciò le piante e i fiori. E sul mattin, battendo la campagna, andava in cerca d’una comitiva, quando incontrò quell’Orso che veniva torvo dalla montagna. L’Orso teneva in mezzo del cammino: che far? come scappar? e da qual parte? Il vecchierel si ricordò dell’arte che piace ad Arlecchino, e fingendo un coraggio di leone: – Buon passeggio, – gli dice. – Schiavo tuo, – l’Orso risponde in tono tutto suo, – vedo che stai benone. – Sì, grazie a Dio, signor commendatore, se vuol accomodarsi in casa mia, ho latte, cacio, noci, ed offriria di più con tutto il cuore… Capisco, non è roba forse adatta a lor signori, tuttavia se vuole… – L’Orso accetta, si siede e in due parole è l’amicizia fatta. Sono i sciocchi che ciarlano,  a l’Orso è saggio prudentissimo. Non teme il vecchierello di mangiar insieme, di far qualche discorso, senza togliere il tempo alle faccende. L’Orso in compenso, forte cacciatore, uccide lepri, e docil servitore caccia dal volto, prende sopra il vecchio che dorme quell’alato parassita, che noi mosca diciamo, tenendo nelle zampe un grosso ramo, fedel come un soldato. Un dì che il vecchio in l’ora consueta dormiva, ecco una mosca più stizzosa che sul naso più volte gli si posa, e l’Orso s’inquïeta. Poi perde la pazienza, ed un mattone afferrato, s’appressa, il pugno chiuso, dov’è la mosca, e plaf proprio sul muso la schiaccia del padrone. Così l’Orso mostrò che un cacciatore non è sempre il miglior ragionatore, e che peggiore d’un leal nemico è un ignorante amico.

Amara riflessione sull’ignoranza.

Se vuoi vedere la versione di Chagall, Mantova ti aspetta Marc Chagall. come nella pittura così nella poesia

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