III – La Scimmia e il Leopardo – Jean de La Fontaine

In due tende con grandi cartelloni alla fiera faceano affari d’oro la Scimmia e il Leopardo. – Eccomi a loro, – dicea costui. – Signori, io son quel celebre artista, di cui parla tutto il mondo: e la mia pelle gaietta, maculata sopra e sotto a nodi ed a rotelle, sì piacque al re, che alla mia morte, ha detto, vuol farne uno stupendo manicotto -. La gente accorre, ammira, fa la bestia sul volgo un certo effetto, ma guardata una volta, ognuno si ritira.  Nell’altra tenda intanto anche la Scimmia annuncia i suoi miracoli. – Entrin, signori, e vedano che smorfie! Il mio vicin non ha la grande varietà che nel pel ricamato a geroglifi. Ma la Scimmia, signori, ha nello spirito l’arte che ridere la gente fa. Bertuccina nipote di Bertuccia, rival di Scaramuccia, Scimmia Cesarea, in barca arriva, in carrozzino, a piè, per far piacere e per rispondere a chi l’interroga.
Ella nel cerchio entra e si snoda e balla e parla e ascolta e ride e canta, non per quaranta né per cinquanta soldi o per cento, ma per la misera moneta di un baiocco, e a chi par caro alla porta si rende il suo denaro -.
Avea ragion la Scimmia. E che m’importa se alcun è ricco e stupido nell’abito che porta? Di belle idee tu fa’ che sia lo spirito adorno, e fra le genti avrai fortuna. Non basta aver un abito bizzarro come molti signori,  che somigliano al Leopardo e ch’hanno tutto il talento appiccicato al panno e agli orli del tabarro.

Non vali per come ti mostri, ma per quello che sei.

Se vuoi vedere la versione di Chagall, Mantova ti aspetta Marc Chagall. come nella pittura così nella poesia

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