Godzilla

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto”

L’ultimo articolo era anomalo, diverso da solito, pochissimo testo ( e per questo molto apprezzato dagli utenti Facebook che lo vedono).

La ragione era un omaggio ad un pittore che amo molto, René Magritte, e al suo “La Trahison des images”.

Non la passate liscia, adesso tante parole

L’opera è di Paolo Uccello, Paolo di Dono, pittore toscano quattrocentesco.

Il soggetto rappresentato è “San Giorgio e il drago” e questa è la versione conservata al museo Jacquemart André di Parigi. Ne esiste una versione molto più famosa conservata a Londra, alla National Gallery, di cui vi allego il link per le informazioni:

Paolo Uccello della National Gallery

Questa è successiva a quella londinese, presenta una resa più schematica e simbolica delle figure, ma evidenzia un passo avanti tecnico, con un accenno di ombra ai piedi delle figure, indice di uno studio della luce che risulta totalmente assente nella tavola conservata nella terra di Albione.

Non è la classica iconografia dell’episodio con San Giorgio, con il cavaliere intento alla sopraffazione del drago quasi schiacciandolo sotto gli zoccoli del destriero. E’ quasi una giostra, un torneo, uno scontro campale, drago contro cavaliere a giostrare per la principessa, appartata, ieratica in preghiera, in una ambiente fisso, congelato, un singolo momento fermato, come un fotogramma di un film.

E ad un film mi corre la mente, a quel film citato nel titolo. La fantascienza che ha popolato la mia adolescenza era spesso occupata dai film di mostri giapponesi, e Godzilla in primis.

Gojira, occidentalizzato in Godzilla, era la lucertola o l’iguana trasformata in mostro colossale dal fiato incandescente per gli effetti delle radiazioni, ulteriore documento del viraggio culturale che le due bombe atomica hanno impresso nel pensiero comune giapponese negli anni del dopoguerra, ma forse ancora oggi.

Quei mostri quasi simpatici, realizzati con uomini dentro tute o con pupazzetti animati a passo singolo, in quella tecnica di cui fu poi maestro Ray Harryhausen, spesso uscivano dal mare e si scatenavano nella distruzione di Tokio, per poi essere sconfitti e poi riemergere nel fil successivo dai cumuli di macerie sotto cui erano stati sepolti.

E il passo incerto del passo singolo lo vedo nel drago di Paolo Uccello, mi immagino che si muova a scatti, che prepari una fiammata, dopo aver lanciato il suo urlo stridente, e poi arriva San Giorgio, senza paura e con il braccio forte del sostegno di Dio, e mette fine all’avanzata del mostro.

Addio Gojira, rimarrai per sempre nei miei ricordi

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